sabato 21 marzo 2015

IL CERINO ACCESO TORNATO IN MANO ALL'EX PATROPN DI PARMA CALCIO E I CREDITI DEL COMUNE

Nel mio articolo della scorsa settimana, cari lettori, anticipavo - come ovvia e inevitabile - l'evoluzione del crac Parma Calcio esternandovi la mia convinzione che con l'ex patron (che poi sia proprio un ex vi sono molti dubbi) Tommaso Ghirardi fosse tornato ad avere in mano quel cerino acceso di cui disperatamente aveva cercato di liberarsi cedendo (si fa per dire) la società sull'orlo del baratro finanziario a dei faccendieri evidentemente senza scrupoli e con la faccia di bronzo (prima Taci e poi Manenti) che hanno coperto di ridicolo nazionale e internazionale una cttà che stava ancora leccandosi le ferite degli scandali Parmalat e Comune di Parma, targati tutti Unione Parmense degli Industriali e istituti di credito.

Tommaso Ghirardi, che pensava di essersela cavata col suo improvviso ritorno al "paesello", è stato "risucchiato" dalla nuova Procura della Repubblica di Parma che lo ha subito iscritto nel registro degli indagati per il grave reato di banacrotta fraudolenta. Una Procura nuova che evidentemente ha ingranato marce e ritimi diversi da quelli soporiferi dell'era laguardiana che solo nei giorni scorsi, dopo una decina d'anni (e quando quasi tutti gli altri filoni hanno avuto esiti definitivi in Cassazione),  è riuscita a portare davanti al Gip l'udienza preliminare del troncone calcistico del crac Parmalat.
Ed è ovvio che sia il Ghirardi, e non l'incredibile Manenti, pagato per rimanere col cerino in mano, a doversi far carico di una situazione debitoria di quasi 200 milioni, messa insieme in pochi anni, dopo avere ricevuto il Parma Calcio dal Tribunale completamente ripulito dei debiti dell'era Tanzi.

Così come dovrà essere il sindaco Federico Pizzarotti a spiegare ai parmigiani (questa volta senza avere l'alibi di chiamare in ballo la precedente amministrazione di Pietro Vignali) come mai abbia tollerato per anni il mancato pagamento di crediti (ora valutati e dichiarati in quasi un milione emezzo di euro) da parte del Ghirardi nel momento in cui le casse comunali erano esangui e non vi era più un euro nemmeno per chiudere le buche nelle strade o per spalare  la neve dai marciapiedi.
E il Pizzarotti dovrà anche spiegare ai cittadini, senza perdersi troppo in chiacchiere con la sua parlantina che non convince più nessuno, perché ha preferito prendere provvedimenti odiosi, per mancanza di fondi, come quello di sottrarre risorse fondamentali per la vita dei disabili, anziché pretendere il pagamento dei crediti dovuti al Comune (poco importa se seppelliti e nascosti dentro a società partecipate) del Parma Calcio che, come abbiamo visto, si moltiplicano in poco tempo in modo esponenziale.

Il Pizzarotti evidentemente non si è ancora reso conto che chi lo ha votato e posto sullo scranno di primo cittadino non lo ha fatto affinché lui seguisse l'andazzo delle precedenti amministrazioni ubaldiane che, servili agli interessi e ai desiderata di lor signori e dell'Unione Industriali, associazione alla quale Ghirardi si era subito affiliato. Non si è ancora reso conto, quando ormai mancano poco più di due anni dalla fine del suo mandato, che è stato eletto, al contrario, affinché operasse una completa rottura con le passate amministrazioni che avevano portato il Comune sull'orlo del baratro finanziario proprio per compiacere le esigenze, gli affari e i desideri dei cementificatori  della città.
L'illegittima costruzione del ponte nord abitato (dai fantasmi) sta lì a dimostraree l'asservimento di Ubaldi e del primo Vignali agli ordini di Via Al Ponte Caprazucca e francamente non comprendo come la nuova Procura della Repubblica (di cui ho appena tessuto gli elogi per la tempestività dimostrata nel porre sotto inchiesta la gestione Ghirardi del Parma Calcio) non si sia ancora mossa per andare a mettere il naso (e magari qualche manetta) dentro a questo mega scandalo che è costato ai cittadini enormi quantità di pubblico denaro.

Quindi non solo Ghirardi, ma anche il sindaco Pizzarotti, che tanto attivismo sta dimostrando nell'inutile tentativo di "salvare" il Parma, è rimasto col cerino acceso in mano e sarà bene che spieghi al più presto alla cittadinanza, quando sarà tornato a occuparsi degli affari del Comune, come mai un parmigiano che non riesce a pagare una multa o le tasse comunali più alte d'Italia vede piombarsi addosso Equitalia con le ganasce all'automobile, mentre il signor Ghirardi poteva permettersi di (non) pagare un debito megagalattico quando e come voleva.
I parmigiani che non riescono ad arrivare a fine mese, alle prese con la disoccupazione o la cassa integrazione, non ne possono più, caro Federico Pizzarotti, dei tuoi tentati salvataggi di squadre di calcio, di aeroporti, di stagioni operistiche e di ponti demenzialmente (e delinquenzialmente) costruiti per fare arricchire qualche cementificatore, mentre togli as essi servizi essenziali e gli fai pagare le tasse più alte d'Italia   
Parma, 10 marzo 2015 N.9 / 1015

. I "PORTOGHESI" DELLA TRIBUNA VIP PAGHINO LE TRASFERTE DEL PARMA E L'ACQUA CALDA DELLE DOCCE


Ne ho viste e sentite di tutti i colori, cari lettori, nei giorni passati da tutti coloro - medici taumaturghi, apprendisti stregoni, politici acchiappavoti, ciarlatani, pennivendoli del senno di poi, sindacalisti dell'ultima ora - accorsi al capezzale del Parma calcio morente. Si è messo in moto il solito esercito di inutili rianimatori che sempre si mobilita (molti arrivano, trafelati, di corsa, anche da lontano) quando incombe la disgrazia. Ognuno a dire la sua per cercare di salvare un morituro che fin dalla precipitosa fuga del presidente Tommaso Ghirardi, un paio di mesi fa, qualsiasi mente umana sana di mente sapeva  che sarebbe morto. Una fuga vergognosa e comica al tempo stesso, con l'evidente intento di lasciare ad altri in mano il cerino acceso, grazie ad una assurda catena di cessioni al prezzo di un euro a faccendieri di passaggio, in cerca di megalomane notorietà, anche a costo di uno sputtanamento universale.

Quando si accumula in pochi anni un fardello di duecento milioni di euro (quattrocento miliardi di lire, tanto per capirci meglio) di debiti, è difficile disfarsene buttandolo in un fosso lungo la strada, come fanno gli spacciatori, inseguiti dalla polizia, con il pacchetto di cocaina. E quindi la resa dei conti (quelli veri, che solo lui in questo momento ben conosce) per il buon Ghirardi si sta avvicinando,  con il cerino acceso che sta per tornare inesorabilmente nelle sue mani.
Perché sarà lui - non certo la sua controfigura Manenti, incredibile successore della prima sua controfigura Taci - a  dover spiegare in Tribunale come abbia fatto a scavare quel buco spaventoso sotto una società - il Parma Calcio - che aveva graziosamente legalmente ricevuto ripulita dei debiti accumulati dai ragionieri di Collecchio dentro l'immenso calderone del crac Parmalat.

E sarà lui - non certo le sue acrobatiche controfigure - a dover affrontare pesanti accuse di bancarotta fraudolenta perché è difficile immaginare che una voragine come quella descritta sia stata messa insieme unicamente a seguito di una sfortunata e avversa congiuntura economica.
Nessun incitamento ad un tintennar di manette, come altri ex laudatores del presidentissimo bresciano  pare stiano auspicando con orgasmica eccitazione. E' certo, però, che l'ex patron del Parma questa nostra città dovrà tornare a frequentarla, nonostante il definitivo addio per rientrare al suo "paesello" e nonostante il "foglio di via" urlato dai mille tifosi incazzati che domenica scorsa hanno partecipato alla civilissima marcia sulla casa del suo braccio destro Leonardi.
Dovrà suo malgrado frequentarla ospite di alcuni di quei magistrati che ha cercato di ingraziarsi ospitandoli  graziosamente nella tribuna vip del Tardini nelle partite casalinghe del Parma.

Tornando alla banda di taumaturghi accorsi al capezzale del Parma, chi più di tutti si è distinto per zelo (e per protagonismo) mi è parso il sindaco Federico Pizzarotti che pensavo fosse impegnato a tempo pieno per risolvere le grane comunali e che invece non perde occasione per fare delle comparsate televisive, intruffolandosi ovunque, come il prezzemolo. Dopo il grande successo del salvataggio dell'aeroporto di Parma in salsa cinese, attuato in tandem con il bagolone fiorentino Matteo Renzi, Federico ha speso tutto se stesso per "salvare" il Parma Calcio, in questo caso con l'intervento di fantomatici imprenditori miliardari accorsi a Parma dall'est Europa, vogliosi di sputtanare qualche centinaio di milioni di euro acquistando non una società ripulita dai debiti dopo il fallimento, ma addirittura i suoi debiti prima della procedura concorsuale. Cosa mai vista prima sulla faccia della terra.
E Pizzarotti ha creduto anche a questo, partecipando addirittura ad una cena unitamente ai vertici dell'Unione Industriali, con il buon samaritano venuto da oltre Adriatico. A mio modesto parere, sarebbe meglio che il sindaco si occupasse di più degli affari dei suoi amministrati (a cominciare dalle buche nelle strade) e meno di goffi salvataggi di società private, come quelle dell'Aeroporto e del Parma Calcio, considerando anche il fatto che l'unico salvataggio che gli è riuscito finora è stato quello del Comune di Parma, scaricando vergognosamente lo spaventoso debito  ereditato dalle amministrazioni ubaldiane sui cittadini e non sui poteri forti che all'accumulo di quella montagna di debito avevano contribuito.

Come dimostra chiaramente l'ex addetto stampa del Parma Calcio Gabriele Majo nell'articolo pubblicato in ultima pagina, anche un cosiddetto fallimento "pilotato" per ripartire il prossimo anno dalla serie B è una pura illusione, poiché solo un altro Manenti potrà farsi avanti per acquistare una società che comunque dovrà far fronte - e non con chiacchiere - ai debiti  sportivi. E anche se ammontassero solo in 60 milioni di euro come ipotizza Majo, solo un altro Manenti sarà disposto, lo ripeto, a sborsare questa cifra per comprare una squadra di serie B. 

Uscendo quindi dal mondo della fantascienza per tornare sulla terra, occupiamoci, invece, di quello che ancora si può effettivamente salvare: un po', in minuscola quantità, di dignità. Partendo dalla trasferta di domenica prossima a Genova e dalle partite in casa che rimangono da disputare fino alla fone del campionato.
Per evitare il replay di quanto accaduto la scorsa domenica con la sospensione della partita perché non vi è più nemmeno un euro in cassa per pagare gli stuard, qualcuno dovrebbe farsi avanti per far fronte a queste spesucce e consentire la disputa delle partite a porte aperte davanti ad un pubblico che non ha colpe e che non merita anche questa umiliazione.
E questo qualcuno dovrebbe appartenere alla "grande famiglia" della Unione Industriali alla quale anche il Parma Calcio di Ghirardi si era, chissà perché, affiliato. E poi perché no, una bella colletta da parte di tutta quella schiera di fortunati che ogni domenica vedevano la partita a "sbafo" seduti e invidiati nella Tribuna Vip. A cominciare magari proprio da quei giudici che, dopo avere beneficiato per tanti anni, della generosità di Ghirardi, saranno ora gli arbitri imparziali, in Tribunale, del suo destino.
Parma, 3 marzo 2015 n. 8 / 15
    
  
 
        

            
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