venerdì 5 dicembre 2014

LO SCIOPERO DELLE URNE CONTRO IL PATTO DEL NAZARENO


La protesta popolare contro la politica e i politici corrotti che tengono oggi in ostaggio in Italia gran parte delle istituzioni democratiche -  a cominciare da un governo nazionale e da un presidente della Repubblica  espressi da un parlamento incostituzionale, costituito non da delegati dei cittadini ma occupato da una banda di nominati dai segretari dei partiti - si è materializzata la scorsa domenica nella nostra regione in un clamoroso sciopero elettorale.
Due aventi diritto al voto su tre hanno espresso il loro disgusto, o meglio, la nausea e il voltastomaco, per questa politica praticata da affaristi e da ladroni, disertando le urne.
Evento ancor più clamoroso perché accaduto nella "rossa" Emilia Romagna, nella regione italiana che, fino all'avvento dell'incestuoso connubio fra ex democristiani ed ex comunisti, è stata goveranata da una sinistra degna di questo nome e abitata da milioni di persone che partecipavano alla vita politica (non solo in ocasione degli eventi elettorali) con passionalità e senso civico sconosciuti nel resto d'Italia.

Si andava alle elezioni anticipate per rimpiazzare un governatore post comunista - Vasco Errani - campione riconosciuto dei poteri forti non solo emiliano romagnoli, dimessosi dopo essere stato condannato in secondo grado (il primo tribunale, seguendo il consolidato andazzo di benevolenza e di sudditanza nei confronti dei politici, lo aveva assolto) a un anno di reclusione per il reato di falso idelogico relativamente ad un finanziamento regionale alla coopertaiva presieduta dal fratello.
E si era chiamati alle urne anche nel bel mezzo di una bufera giudiziaria che aveva rivelato ai cittadini emiliano romagnoli che i loro rappresentanti eletti nel parlamento regionale avevano costituito una associazione di delinquenti, trasversale a tutti i partiti (Pd e Pdl in testa) che si impossessava di denaro pubblico facendosi rimborsare spese in alberghi, ristoranti e acquisti personali di ogni genere.

Una banda di delinquenti con stipendi da nababbo, indennità sconosciute nel resto del mondo, pensioni d'oro e privilegi da signorotti medievali che sottraevano risorse vitali ad una popolazione sempre più impoverita, a giovani ai quali si negava il diritto al lavoro, ai disabili e anziani non autosufficienti.

Una banda di ladri che sguazzava nell'oro, insomma, mentre gran parte della popolazione sprofondava nella merda a causa di una crisi economica che in Italia era in gran parte dovuta alla corruzione politica e finanziaria, alle spese enormi per mantenere un enorme esercito di politicanti, oltre che, come nel resto d'Europa, alla crisi del capitalismo più sfrenato e incontrollato che, dopo il via libero ricevuto dalla caduta del muro di Berlino, aveva prodotto mega scandali finanziari come il crac Parmalat.
Nessuna meraviglia, quindi, che, per sottolineare il disprezzo - anzi, il distacco - da questa politica, i cittadini emiliano romagnoli abbiano scioperato in massa, disertando le urne.

Meraviglia, invece, il fatto che il partito democratico, principale responsabile degli scandali di casa nostra, possa dichiarare di aver vinto le elezioni (vedasi la farneticante rivendicazione di Renzi e il suo sprezzante insulto alla protesta popolare, liquidata come "fenomeno marginale") perché il suo candidato, Stefano Bonaccini, è stato eletto presidente della regione.
Una autentica vittoria di Pirro
che delegittima sul nascere un governatore che sa di essere stato scelto da meno di un quinto dei suoi potenziali elettori e sa di avere il disprezzo dei restanti quattro quinti.
L'unica nota lieta di queste elezioni è data dal fatto che esse hanno decretato la  fine dell'incestuoso patto del "nazareno" fra Berlusconi e Renzi. Le centinaia di migliaia di elettori che hanno boicottato il candidato renziano, infatti, non hanno solo espresso distacco verso un partito che abdica sempre più alla questione morale, ma anche disgusto per quell' inciucio del "bullo" di Firenze con l'ex cavaliere di Arcore che la base di sinistra del Pd non ha mai digerito.
Parma, 2 dicembre 2014.
                       

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