Tenere un piede in due scarpe, cari lettori, è uno dei principali sport nazionali. Praticato da molti, specialmente nel mondo dei politicanti che addirittura ora l'hanno istituzionalizzato con il patto del Nazareno Berlusconi - Renzi. Un patto scellerato che rappresenta l'ultima trovata degenerativa di un sistema politico marcio e putrefatto che per decenni si è retto sul ladrocinio e sulla corruzione sfrenata (metà di quella europea è prodotta nella cattolicissima Italia) che ha finito per corrodere e mangiare anche se stesso. Un patto amorale e contro natura di una politica che ha travalicato ormai da tempo i confini del comune senso del pudore ma che consente all' ex cavaliere condannato per frode allo Stato di stare con un piede al governo ed uno all'opposizione, garantendo ancora per un po' la sopravvivenza a se stesso e a un giovane presidente del Consiglio che sembra essere stato creato da una sua costola, a sua immagine e somiglianza.
Non a tutti, però, cari lettori, è consentito il privilegio di tenere un piede in due staffe. Per farlo occorre essere fatti di pasta omogenea, della stessa natura. Occorre essere le classiche due facce della stessa medaglia. Berlusconi può stare contemporaneamente al governo e all'opposizione perché il fenomeno Renzi non è spuntato per caso in questo paludoso mondo politico ma è un prodotto di ingegneria genetica costruito in laboratorio da quel sistema debosciato che, vistosi minacciato di morte dallo spuntare spontaneo dalla rabbia popolare del movimento rivoluzionario di Beppe Grillo, è riuscito a correre disperatamente ai ripari riunendo in una le facce della stessa medaglia per sopravvivere ancora un po'.

E allora la rabbia popolare contro la partitocrazia ladrona venne controllata e sopita proprio dalla "discesa in campo" di Berlusconi che fece credere a milioni di italiani di rappresentava il nuovo, la politica onesta, pulita, in contrapposizione a quella dei lestofanti. E che, poco alla volta, riuscì ad assorbire e a incorporare non solo le varie frange destrorse dei partiti distrutti dai pm di tangentopoli, ma anche lo stesso partito di Bossi che, arrivato a Roma, nella stanza dei bottoni, abbandonò ogni velleità rivoluzionaria fino ad integrarsi perfettamente, come sappiamo, nel sistema corrotto di questa sciagurata repubblica.
Come detto, quindi, per poter tenere il piede in due staffe occorre essere fatti della stessa pasta. Cosa che non è consentita - e qui vengo al nocciolo di questo lungo preambolo - al nostro sindaco Federico Pizzarotti.
Io lo avevo avvertito fin da subito che la sua politica del doppio binario (ammiccamento sempre crescente con i poteri forti locali che avevano fatto di tutto per contrastare la sua elezione, senza rinnegare ufficialmente la sua appartenenza al Movimento 5 Stelle) gli avrebbe forse consentito, all'inizio, di navigare in acque meno burrascose. Ma che, a lungo andare, i politici di professione locali, destrorsi e sinistrorsi, tutti in diversa misura corresponsabili del dissesto economico prodotto delle dissennate e sciagurate amministrazioni ubaldiane, senza una netta rottura con il passato e una chiara denuncia e presa di distanze da questa pregressa stagione politica (e dai suoi padroni e padrini), avrebbero finito per attribuirgli responsabilità che non gli competono.

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