mercoledì 22 ottobre 2014

GLI ALLUVIONATI PRESI PER IL CULO DA BALLARO'

RADUNATI SUL BAGANZA E MANDATI A CASA SENZA PARLARE.
 Sono sicuro, cari lettori, che gli abitanti e i commercianti del quartiere Montanara che per una decina di giorni avevano lottato disperatamente contro il fango che si era impadronito delle loro case e delle loro strade dopo la fuoriuscita delle acque dal torrente Baganza, non sentivano alcun bisogno di unire al danno la beffa. Così come non sentivano alcun bisogno di essere presi per i fondelli quei meravigliosi ragazzi che generosamente erano accorsi per portare  aiuto a quella gente così colpita dalla devastazione delle loro abitazioni.

Invece è proprio accaduto che nel nome del più becero degli spettacoli, la televisione di stato, quel carrozzone che anche la gente colpita dalle alluvioni tiene in vita pagando l'assurdo balzello del canone, abbia pensato bene di strumentalizzare quella immane tragedia per aumentare l'audience di una trasmissione politica, Ballarò, diventata ancor più inguardabile dopo l'avvento al potere di Matteo Renzi, l'uomo nuovo mandato dalla provvidenza a risolvere tutti i problemi degli italiani.
Sembrerà incredibile, cari lettori, ma a quei pochi poveri sciacalli sorpresi nei giorni scorsi ad impadronirsi di qualche oggetto salvato dalla furia dell'acqua, si sono aggiunti i ricchi responsabili di questa trasmissione condotta dal giornalista di Repubblica Massimo Giannini - di chiaro stampo Pd renziano - che hanno pensato bene di strumentalizzare il dolore e la disperazione delle persone colpite dalla alluvione col solo fine di mostrare a un pubblico famelico di disgrazie altrui che vicino a delle macerie vi erano anche degli uomini in carne e ossa. Uomini, però, senza sentimenti e, soprattutto, senza favella.

Un abominevole sciacallaggio di Stato che ha trasformato in comparse da film, belle statuine, delle persone che sentivano solo il bisogno di urlare la loro rabbia contro politici e amministratori inetti che non solo non avevano fatto nulla per evitare la catastrofe, ma che, anche dopo l'esondazione, li avevano lasciati soli.
Ed è proprio questo il motivo per cui centinaia di persone, indotte ad uscire di casa dopo avere lasciato pale e scope,  per far sapere al resto d'Italia quello che era successo e che stava succedendo a Parma, si sono viste tappare la bocca. Non c'è posto, infatti, per il dissenso  e per la protesta nell'era del consenso totale renziano.
E così, dopo una prima carrellata sul popolo parmigiano dell'alluvione, sui nostri "angeli del fango", è giunto da Roma l'ordine del "tutti a casa, adesso non servite più".

Non si deve sapere nel resto d'Italia, in diretta televisiva, che una regione "rossa" modello come l'Emilia non si interessa dei corsi d'acqua che minacciano una popolazione di 180 mila abitanti. Non si deve sapere che in questa regione, esempio europeo di amministrazione efficiente e virtuosa, quattro anni fa si stipulò, dopo altre esondazioni meno catastrofiche, un accordo di programma con lo Stato in base al quale si dovevano effettuare opere urgenti sugli alvei dei corsi d'acqua. E che una delle opere più urgenti era ritenuta proprio la messa  in sicurezza del Baganza con la costruzione di casse di espansione che, se esistenti, avrebbero salvato la città dalla esondazione.

Non si deve sapere che i soldi mai arrivati a Parma per mettere in sicurezza la città dalle esondazioni del Baganza sono invece arrivati abbondanti (oltre 70 milioni di euro)  per costruire un demenziale ponte abusivo sul torrente Parma. Demenziale e abusivo perché costruito in barba a leggi e regolamenti che impediscono di edificare oper destinate ad essere abitate sui letti dei fiumi.
E soprattutto mamma  Rai non deve far sapere agli italiani che in Parlamento si sta cercando di far passare di strafuso - con un emendamento sotto banco ad un articolo della legge "sblocca Italia" - la sanatoria di questa delinquenziale opera abusiva.
Ecco allora spiegato perché, dopo un'ora passata nella spasmodica attesa di poter finalmente parlare per far sapere al resto d'Italia la verità su quello che era accaduto a Parma, a centinaia di alluvionati "convocati" nei pressi del ponticello crollato, è stato detto dalla cronista di Ballarò: "Mi hanno comunicato da Roma che è saltata la scaletta, il collegamento finisce qui, andate pure a casa, mi dispiace...".

Le telecamere per raccogliere la protesta e l'indignazione degli alluvionati e degli "angeli del fango" venivano spente. Ma non quelle per raccogliere le parole di circostanza del sindaco Pizzarotti che lì vicino, nascosto come un carbonaro dentro al parco alluvionato di Villa Parma,  veniva intervistato da Giannini che, incurante dell'alluvione e degli alluvionati, voleva sapere da Federico cosa pensasse delle ultime espulsioni di Beppe Grillo dopo lo striscione di protesta al Circo Massimo.
Una penosa strumentalizza- zione politica non solo da parte di un conduttore Tv che "tiene famiglia", ma anche da parte di un sindaco esibizionista che, pur di finire sullo schermo, non perde occasione di denigrare il Movimento 5 Stelle sputando nel piatto dove, grazie a  Grillo, sta mangiando da oltre due anni.

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