venerdì 9 gennaio 2015

LO SPIFFERAIO MAGICO

Ricordate, cari lettori, la fiaba germanica del "Pifferaio magico" che prima attira col suo flauto 

 tutti i ratti della città di Hamelin  facendoli annegare e poi, non venendo pagato dal sindaco ingrato, attua la grande vendetta, attraendo, allo stesso modo, tutti i bambini della città, segregandoli dentro a una grotta? Mi è venuta in mente ieri mattina quando Beppe Grillo, a Roma per presentare il referendum anti euro, ha definito la fronda parmigiana di Pizzarotti non una corrente, ma uno "spiffero".
Un modo come un altro di minimizzare e smorzare con una battuta il grande clamore mediatico -artatamente costruito dal vigente regime politico marcio e putrefatto, atterrito dalla potenzialità  rivoluzionaria del movimento grillino - attorno ad un evento di infimo livello e di scarsa partecipazione, come il patetico raduno di grillini "scomunicati" organizzato la scorsa domenica dal megalomane sindaco di Parma.

Grillo ha abitato in Borgo delle Colonne per alcuni anni al tempo dell'Università e sa che in questa  nostra città la grandeur è una malattia infettiva, retaggio del lontano ducato marialuigesco, che sconvolge spesso le menti degli amministratori. Sa che prima di Pizzarotti Parma è stata portata sull'orlo del baratro finanziario   da un sindaco come Elvio Ubaldi che, credendosi la reincarnazione della moglie di Napoleone, ha costruito ponti faraonici sulla Parma (uno, quello a Nord, addirittura abitato, ma solo dai fantasmi), ciclopiche passerelle ciclopedonali sulla via Emilia e ideato - sogno rimastogli per nostra fortuna  nel cassetto -  una metropolitana che avrebbe dovuto servire una città che, di lì alla fine dei lavori, sarebbe diventata una metropoli, triplicando in modo conigliesco gli abitanti, dai centocinquantamila al mezzo milione.
Ben conoscendo questa sindrome parmigiana della "petite capitale", quindi, il Beppe nazionale mostra di non preoccuparsi troppo della favola "spifferata" dai Tg nazionali ad ogni ora del giorno e della notte, di un Pizzarotti che vuole fargli le scarpe, ponendosi, lancia in resta, alla testa del Movimento pentastellato. E mi viene da pensare che lo "spiffero" giunto a Genova da Parma la scorsa domenica più che turbarlo lo abbia divertito.

Beppe Grillo è infatti un uomo di spirito, avendo passato tutta la vita, dopo l'espulsione dalla televisione di Stato,   a far ridere la gente. Deve quindi essersi  molto divertito, domenica scorsa, quando le televisioni nazionali - collegate in diretta, a reti unificate, con Parma per seguire l'evento della "convention anti Grillo organizzata dal sindaco  dissidente Pizzarotti" - hanno  in tempo reale dato la notizia della "richiesta schok" della deputata bolognese Giulia Sarti, di togliere il suo nome dal simbolo del Movimento 5 Stelle.
Deve essersi messo a ridere come un matto perché da quel raduno di rinnegati rancorosi poteva aspettarsi di tutto, ma non certamente  una sortita come quella che, quanto a comicità, superava forse tutte le sue trovate che da comico navigato mandavano in visibilio ilsuo pubblico.
Immaginate, cari lettori, come si metterebbero a ridere in casa Barilla se l'ultimo operaio assunto per confezionare i biscotti del Mulino Bianco con contratto a tempo determinato di venti giorni, prendesse la parola in una assemblea sindacale chiedendo che venga messa al voto la proposta di spostare Guido dal suo ufficio presidenziale alla portineria dello stabilimento di Pedrignano. Non verrebbe licenziato in tronco, riderebbero e basta.


Risibile, a mio avviso, anche l'affermazione di Nicola Dall'Olio, principale oppositore del sindaco in Consiglio Comunale nella sua veste di capogruppo Pd,  che Federico Pizzarotti "spende il suo tempo nella scalata interna al Movimento 5 Stelle". Sarebbe stato più serio che Dall'Olio avesse detto che il sindaco, anziché occuparsi della città e preoccuparsi di tener fede alle promesse elettorali "spende il suo tempo nel cercare di precostituirsi un futuro politico fuori dal Movimento 5 Stelle".
Non c'è alcun dubbio infatti che questo ex signor nessuno eletto sindaco di Parma grazie a Beppe Grillo è già virtualmente fuori da questo movimento e quindi nessuna scala può salire al suo interno. E ciò anche se Grillo non ha ritenuto di ufficializzare la sua estromissione con una espulsione che, diversamente da quella dei parlamentari (relegati al gruppo misto) non produrrebbe alcun effetto pratico. Pizzarotti, infatti, rimarrebbe sindaco fino a quando non fosse abbandonato dalla sua maggioranza in Consiglio Comunale che, salvo un paio di eccezioni (Nuzzo e Savani) ha finora dimostrato di fare quadrato attorno a lui. E Grillo non è così stupido da voler far cadere l'amministrazione parmigiana per consegnarla subito a Dall'Olio.
Ma i consiglieri grillini sono disposti a seguirlo fino in fondo?

Se infatti lo "spifferaio" che sta vivendo un momento magico, da prima donna, sotto gli occhi delle televisioni che lo stanno usando come strumento di sputtanamento del movimento grillino, non avrà difficoltà a trovare una collocazione (magari nel partito di Dall'Olio o in una sua dependence) alle prossime elezioni per il sindaco di Parma, quando Grillo candiderà un altro al posto suo, la stessa facilità di accasarsi da altre parti non vale per i grillini che in Consiglio Comunale sono complici di un "tradimento" elettorale che è sotto gli occhi di tutti. Fino a quando questi simpatici e onesti ragzzi continueranno a seguire Pizzarotti nella sua politica antipopolare e filoconfindustriale, in rotta di collisione con il programma del Movimento col quale si sono presentati agli elettori parmigiani?
Siamo certi che seguiranno il richamo dello "spifferaio magico" anche quando inevitabilmente (probabilmente in prossimità delle future elezioni) Beppe Grillo farà recapitare dal suo avvocato a Federico Pizzarotti il "foglio di via" con l'inibizione a usare quel simbolo del Movimento 5 Stelle dal quale la deputata "pizzarottiana" Giulia Sarti vuole asportare il suo nome, come fosse un brutto male?

Nessun commento:

Posta un commento