martedì 3 febbraio 2015

GLI INSULTI ALLA MAMMA E I PUGNI DI FRANCESCO

Mi piace poco, cari lettori, scrivere sia di questioni nazionali (che ripropongono a lettere maiuscole e con la cassa di risonanza delle ormai insopportabili trasmissioni televisive praticamente a reti unificate i teatrini locali della politica), sia i fatti internazionali, preferendo, come ben sapete, non sottrarre spazio casereccio nelle poche, ma intense, pagine di questo nostro settimanale.
I fatti di Parigi dello scorso 7 gennaio con l'uccisione dei vignettisti di Charlie Hebdo e di clienti di un supermercato ebraico, non possono rimanere senza commento e senza condanna.

Chi mi conosce, però, sa che io non posso unirmi a tutti coloro che nei giorni successivi hanno seminato odio puntando il dito contro l'Islam e le comunità islamiche che pacificamente da decenni  sono entrate a far parte, a pieno titolo e con pieno reciproco vantaggio, del tessunto economico e sociale delle nostre città e dei nostri paesi. Non posso unirmi, tanto per non fare nomi, agli improperi contro la religione islamica e contro i musulmani vomitati sul foglio mortuario degli industriali di Parma dal direttore e dall'editorialista massone che, mi dicono, avrebbero evocato il pugno di ferro (interventi armati?) contro gli "invasori" coranici e invocato misure restrittive delle libertà in un Paese come il nostro dove come minimo tutti siamo intercettati giorno e notte.

Commento, invece, i fatti di Parigi unendomi alle parole di un papa che mi piace sempre più e che l'altro giorno, dopo aver chiarito che non si può uccidere mai in nome di Dio e affermato che l'irrisione della fede altrui è sbagliata, ha concluso dicendo: «se insulti la mia mamma, ti tiro un pugno».  Così come io, cattolico laicizzato, sarei profondamente offeso e indignato se un vignettista raffigurasse Gesù come quelli del Charli Hebdo hanno raffigurato Maometto (ad esempio a chiappe aperte, sodomizzato) ben comprendo come milioni di islamici siano rimasti offesi e turbati da rappresentazioni di questo tipo del Profeta su cui si basa la loro religione.
Anche la satira, quindi, deve avere questo limite invalicabile: quello di non offendere mai la mamma (o il papà) degli altri: e per noi Gesù Cristo e per gli islamici Maometto sono mamma e papà, cioè la fonte della nostra e della loro esistenza.

Detto questo, ritengo però che la satira c'entri poco e nulla con il terrorismo che ha insanguinato Parigi. Le radici di quell'odio così profondo fino alla soppressione di vite umane non può essere ricercata in alcuni disegni. Ma piuttosto nelle centinaia di migliaia di morti e nelle distruzioni che gli eserciti occidentali hanno seminato nel mondo arabo dopo gli attentati alle torri gemelle dell'11 settembre 2001.Per essere più chiaro, ritengo che le migliaia di potenziali terroristi sparsi per il mondo che metteranno in pericolo le nostre vite e quelle dei nostri figli nel prossimo futuro, siano figli di Bush e di quegli sciagurati governanti occidentali (italiani in testa) che hanno seguito quel presidente americano assetato di sangue nella destabilizzazione del Medio Oriente in nome di una guerra preventiva che, sfruttando la paura procurata nelle nostre popolazioni da quegli attentati, ha eliminato un dittatore (mi riferisco a saddam Hussein) che per nostro conto teneva a bada gli estremisti e i fondamentalisti e che, unico esempio in quell'area, permetteva ai cristiani di professare liberamente la propria religione.

Dopo la "liberazione" dell'Iraq, noi sciagurati, abbiamo anche "liberato", a un tiro di schioppo da casa nostra, la Libia. Altro Stato, guarda caso, dove i pozzi di petrolio sono più numerosi di quelli acquatici. Una "liberazione", questa, voluta dai francesi che non sopportavano i rapporti economici privilegiati intrattenuti dall'Italia con Gheddafi.E, incredibile a dirsi, anche a questa "liberazione" non ci siamo accodati, come sempre, per paura di perdere il posto al tavolo del vincitore.
Grazie a questi nostri lungimiranti governanti, quindi, anche noi italiani siamo in pericolo. E certamente non per le nostre radici cristiane ma per avere partecipato in giro per il mondo a uccisioni e  distruzioni in nome di una civiltà remota e di una democrazia da esportare che non sono altro che le foglie di fico con le quali il nuovo imperialismo occidentale cerca di coprire le ragioni vere, quelle politiche ed economiche, che ci portano a procurare lutti e distruzioni durante le nostre "missioni di pace".           


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