sabato 4 ottobre 2014

DE PROFUNDIS PER UN AEROPORTO MAI DECOLLATO

Crediamo sia evidente come la questione dell’aeroporto abbia una rilevanza simbolica e strategica. Simbolica perché segnerebbe un altro insuccesso e un altro indebolimento del sistema Parma, strategica perché il nodo viario e logistico di Parma subirebbe un ulteriore colpo minandole sue potenzialità: senza la Pontremolese almeno nel medio periodo econ la stazione medio padana a Reggio Emilia la creazione di un sistema integrato, che veda Parma strategicamente inserita, necessitadell’aeroporto. Nei mesi scorsi, a fianco dei soci pubblici e privati della società di gestione dello scalo cittadino, abbiamo ottenuto l’inserimento del Verdi nel piano nazionale aeroporti del Governo e il rilascio della concessione da parte dello Stato. Un risultato
nient’affatto scontato che non può ora essere disperso.

Le parole responsabili del Presidente di Sogeap non possono essere lasciate cadere nel vuoto e impongono risposte, iniziative concrete e forti. Questa tocca in prima persona al sindaco e alle altre istituzioni locali che
devono riflettere sulla situazione complessiva della città di cui questa ulteriore crisi è un sintomo molto grave. E’ urgentissima la convocazione di un tavolo di crisi per riprendere il filo di quella azione congiunta che ha portato all’ottenimento dei risultati prima ricordati, lo stesso è indispensabile per uscire da questa situazione.
Patrizia Maestri, Giuseppe Romanini e Giorgio Pagliari

Informo i nostri lettori più insofferenti dei tetrini della politica, locale e nazionale, che i signori Maestri, Romanini e Pagliari, firmatari di questo drammatico appello per il salvataggio dell'aeroporto di Parma che starebbe esalando gli ultimi respiri, sono gli unici tre parlamentari parmigiani (tutti del Pd) usciti fuori dalle elezioni politiche del febbraio 2013 e rappresentano quindi - o dovrebbero rappresentare - a Roma gli interessi dei cittadini del nostro territorio. Sono quelli che un giorno sì e l'altro pure inviano comunicati agli organi di stampa per farci sapere che dopo il voto non ci hanno dimenticati, che non riescono a non pensare a noi nemmeno per un momento, che ci vogliono un bene dell'anima e che non riescono ad andare a letto la sera se, durante il giorno, non hanno cercato di adoperarsi in ogni modo per risolvere i nostri problemi e soddisfare i nostri bisogni.

Sono loro, tanto per fare qualche esempio, che un giorno sì e l'altro pure chiedono al governo romano il raddoppio della Pontremolese per farci arrivare più velocemente al mare; e il raddoppio della via Emilia per non farci perdere, dopo la stazione mediopadana, anche i treni dell'alta velocità che dobbiamo andare a prendere a Reggio. Sono loro che chiedono continuamente soldi (senza ottenere un pio) per i nostri
terremotati o alluvionati e le sovvenzioni per i produttori delle "eccellenze" della nostra food valley messi ko dalla scellerata politica del loro leader e nuovo uomo della provvidenza (un vero e proprio clone
di Berlusconi) che si accoda agli americani non solo sui vari scenari delle guerre bushane (esponendo tutti noi alle vendette dei taglia gola) ma anche nelle scellerate sanzioni suicide contro la Russia che stanno
mettendo in braghe di tela i nostri agricoltori e che ci costringeranno tutti al fresco nel prossimo inverno quando Putin chiuderà i rubinetti del gas.

E sono loro che - anziché pensare ai cazzi loro e godersi gli stipendi da nababbi che ci rapinano e i privilegi da signorotti medievali che prima delle elezioni avevano promesso di abolire - cercano anche di farci dei danni, come qualche mese fa (ce lo ricordano nella loro lettera) quando hanno ottenuto l'inserimento del Verdi "nel piano nazionale aeroporti del Governo". Una beffarda messa in scena da parte di politici che ben sapevano che per rianimare quello scalo agonizzante occorreva trovare degli utenti che se ne servissero per volare, non un pezzo di carta con dei timbri sopra che, senza quei passeggeri, non serviva a niente e aveva solo lo scopo di prolungare un insensato "galleggiamento" senza staccare la spina, con altro denaro pubblico.
La verità è che l'aeroporto di Parma, in un Paese normale, dove i politici non mettono naso dappertutto, non aveva ragione di esistere.

  E se ci portiamo dietro da decenni questa maledizione che ha succhiato dalle tasche dei parmigiani ingenti quantità di denaro sottratte ai bisogni sociali, lo dobbiamo all'ex parlamentare socialista Fabio Fabbri che ottenne dal Governo di Craxi questa cattedrale nel deserto, ennesimo vuoto e stupido (oltre che costoso) tributo alla grandeur parmigiana da parte di una classe dirigente megalomane che, grazie alle sue
bagolonate, sbruffonate e ai suoi imbellettamenti, ha portato allo sfascio le casse comunali.
Non c'è da stupirsi, quindi, cari lettori, se i politici locali di tutte le razze (ieri quelli destrorsi doc, oggi quelli sinistrorsi convertitisi al capitalismo nel post comunismo), seguaci del liberismo e della libera concorrenza elevata a dogma, corrono al capezzale della vacca da mungere quando sentono che sta per dare gli ultimi muggiti.

E non c'è da stupirsi se improvvisamente diventano tutti degli statalisti bolscevichi convinti e invocano sciagurati salvataggi con il solito pubblico denaro, rapinato dalle tasche dei cittadini.
Ovvio che i parlamentari Pd di Parma, perfettamente in linea con i loro predecessori di tutti i colori, si siano riversati al capezzale di questo pozzo di San Patrizio che sta per chiudere il fondo, dopo avere ingoiato per decenni decine di miliardi. Denaro dei cittadini che ogni anno Comune, Provincia e Camera di commercio riversavano per ripianare i bilanci fallimentari di uno scalo che è servito solo a Tanzi e Pizzarotti (il cementificatore) per parcheggiare vicino a casa i loro aerei personali e per sbandierare una grandeure parmigiana ridicola visto il merdaio dove hanno sprofondato i nostri concittadini.

Cosa c'entra l'altro Pizzarotti (il sindaco), che i nostri parlamentari tirano in ballo per salvare un aeroporto che ha solo aeroplani, torri di controllo radar, forze dell'ordine distratte da altri compiti essenziali, ma non ha passeggeri? Vogliono forse che rapini altre tasse alle nostre tasche?
Se è vero che i soldi non puzzano, ancor meno puzzano per questi nostri politici i soldi forzatamente prelevati dalle tasche dei cittadini. Così come a suo tempo non hanno emanato maleodori sgradevoli nemmeno quelli
usati per trasformare in aeroporto fantasma, senza passeggeri, quello che doveva in realtà essere solo un campo volo per far divertire, la domenica, gli appassionati di aeromodellismo. Una versione parmigiana
della favola del brutto anatroccolo trasformato in cigno in questa città che all'essere preferisce l'apparire, incurabilmente ammalata della sindrome del ducato, di Maria Luigia e dei fasti della petit capitale.

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