martedì 21 ottobre 2014

QUANDO ELVIO FACEVA L'ANFITRIONE CON I SOLDI DEI PARMIGIANI.

 Quando partecipi a feste dove puoi gozzovigliare allegramente con ospiti importanti, belle donne, orchestre e cori che allietano i momenti di noia e abbuffate con tavolate dove non manca nulla, con in bella vista le "eccellenze" tipiche della "food valley" abbondantemente "bagnate" con vini pregiati, in uno scenario suggestivo come quello della "Chartreuse" immortalata da Stendhal, la libidine, cari lettori, deve salire alle stelle. E ancor di più se sai che mangi, ridi, bevi e ti diverti a "sbafo", coi soldi di quei fessi e "sfigati" (i cittadini di Parma) che in quel momento sono magari al lavoro, o all'ufficio di collocamento a cercare lavoro. O, peggio ancora, che stanno vivendo il dramma della casa messa all'asta dalla banca perché non riescono più a pagare il mutuo o da Equitalia perché non riescono a pagare le tasse, o che sono al freddo e senza luce perché mamma Iren ha tagliato i fili e sospeso le forniture del gas perché non riescono più a pagare le bollette.

E la libidine deve raggiunere la massima potenza in capo all'anfitrione di quel banchetto da favola, che viene riverito, omaggiato e ossequiato come una star dagli ospiti illustri e dai cortigiani.
Il mugnifico padrone di casa era proprio lui, Elvio Ubaldi, il sindaco di Parma, quel 21 maggio 2006, generosissimo anfitrione di quel sontuoso ricevimento indetto per festeggiare alla grande la conclusione degli... eventi di... Elementi, una delle più incredibili macchinine mangiasoldi prodotte dalla "macchina dei debiti" inventata dal "piccolo zar" di Vigatto nel momento del suo maggior splendore.
La felicità sembra sprigionargli dagli occhi, quando viene immortalato vicino alla Cesara Buonamici, ad Antonino Zichichi (serviva anche uno scienziato per elevare di tono quella abbuffata) e a una gran gnoccona bionda, mezzo metro più alta di lui. Ci appare  in gran forma.  Jeans alla moda dei vip casual, con camicia a righe, giacca blu e cravatta arancione in tinta coi mocassini beige. Scolpito in volto il sorrisetto sbarazzino e sereno del bambino che ha appena scoperto il posto dove la mamma ha nascosto la nutella, sapendo che può anche mangiarsela tutta d'un colpo perché mammina sta al gioco e fa finta di non vedere.

 Quando infatti Elvio Ubaldi sta sputtanando tutti quei soldi dei parmigiani con quel sontuoso ricevimento alla Certosa (luogo che pensavamo fosse sobrio, adibito alla istruzione dei custodi delle carceri, non certo ritrovo di parassiti festaioli coi soldi dei cittadini), sa che non corre il rischio che qualcuno lo chiami a rispondere di quello sperpero di denaro pubblico. E'  giunto al quarto anno del suo secondo mandato di sindaco e, mentre nel resto d'Italia le Procure sbattevano in galera pubblici amministratori per poco o niente, lui ha potuto impunemente, senza che nessuno andasse a mettere il naso in quello che faceva, sperperare denaro pubblico in faraonici ponti per sorpassare pochi metri a sud sulla Parma e, a nord, un ponte "abitato", ma che non si può abitare; ciclopiche passerelle ciclopedonali per passare da un lato all'altro della via Emilia; lo scempio (attuato) di Piazza Ghiaia e quello (solo progettato) dell'Ospedale Vecchio;  le gallerie (abortite) che dovevano partire dall'Arco di san Lazzaro e sbucare un ramo al Petitot e l'altro davanti al Barilla Center; la follia di una metropolitana in una città come Parma che si attraversa a piedi in un quarto d'ora. E, soprattutto, la maledizione di un inceneritore che appesterà l'aria per i prossimi trent'anni, vomitando sulla città veleni di ogni genere e soprattutto diossine e polveri sottili che colpiranno la popolazione con malattie anche tumorali. Senza contare le centinaia di migliaia di euro sputtanati in consulenze d'oro come quella (15 mila euro) elargita al suo avvocato personale Antonino Tuccari per una mezza giornata a Bologna in occasione del processo per l'uccisione del piccolo Tommy.

Elvio Ubaldi quel giorno, alla Certosa, era anche sereno e tranquillo, mentre sperperava i nostri soldi, anche perché ben sapeva che aveva goduto della impunità anche per il mega scandalo dell'appalto del Duc che, dopo il sequestro del cantiere e la sua incriminazione per abuso d'ufficio e falso, era finito, come si suol dire, a "tarallucci e vino", dopo il provvidenziale arrivo a Parma del Procuratore Laguardia grazie alle sue raccomandazioni presso gli amici casiniani introdotti nel Csm.
E l'Ubaldi, quando intratteneva coi soldi dei parmigiani quelle centinaia di invitati alla Certosa, sapeva anche che sarebbe finita allo stesso modo, cioè senza alcun danno per lui, quell'inchiesta sui dirigenti comunali che avevano fatto carriera senza titoli e senza concorsi.
Come quella di sua moglie Cristina Trombella. Mentre infatti si dava tanto da fare "per il bene della città", da buon marito e premuroso padre di famiglia, non disdegnava di utilizzare anche un po' dei soldi delle casse comunali per migliorare la situazione lavorativa della sua metà, andando incontro al suo sogno di lasciare il limbo della impiegata comunale, per approdare nell'olimpo dei dirigenti.
Per soddisfare questa comprensibile ambizione, Elvio non aveva badato a spese e, men che meno, all'uso di tutti i mezzi che il suo ruolo di sindaco - padrone gli metteva a disposizione. In modo spregiudicato, senza il minimo senso del pudore.

Il rocambolesco percorso dirigenziale della signora Trombella (retribuito con cinquemila euro mensili di stipendio, oltre ai "premi di risultato" che non si negavano a nessuno, figurarsi a lei) inizia alla metà del 2004 quando in Comune viene modificato addirittura il regolamento comunale per adattare i requisiti richiesti per l'assunzione di dirigenti alle necessità della signora Ubaldi. Gli escamotages poi si susseguono senza freni inibitori. La signora Trombella si licenzia da dipendente comunale e lo stesso giorno delle sue dimissioni Ubaldi, pardon, la Giunta ubaldiana, la assume con contratto privato a tempo determinato in qualità di direttore della Istituzione Casa della Musica. E ciò scavalcando una quindicina di dirigenti del Comune in lista d'attesa, che avevano tutti i requisiti per quel ruolo. Incredibile, ma vero. Interessi privati coi soldi pubblici.
Ora, ripensando a tutti questi eventi e alle feste come quelle della Certosa, non so come la pensiate voi, cari lettori, ma io faccio una gran fatica a non imbracciare il forcone, sapendo come Ubaldi e C. sputtanava  i soldi che adesso mancano per riempire le buche nelle strade, per la manutenzione nelle scuole e per le rette degli asili.      

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