giovedì 30 aprile 2015

UNA PASQUA TRISTE NEL PAESE DEI TAROCCHI

Sono d'accordo anch'io con l'amico dottor Ennio Mora che ritiene che anche sotto Pasqua si possa essere cattivi. E vi confesso, cari lettori, che le cose che stanno succedendo in qaesta città da un po' di anni a questa parte mi impediscono anche in questa occasione di festeggiare la Resurrezione di Cristo esternando dei buoni sentimenti.
Io non so se i parmigiani si siano assuefatti o siano sul punto di assuefarsi al marciume e al merdaio nel quale i poteri forti e la classe dirigente che detengono il potere hanno sprofondato questo ex ducato di Maria Luigia. Quello che è sicuro è che io fino ad oggi (del doman non v'è certezza), cioè fino al momento in cui scrivo queste righe in questo quindicesimo anno di vita di questo nostro piccolo grande giornale, non riesco proprio ad adattarmi. Non riesco proprio ad adeguarmi. Non riesco ad assuefarmi.

Non riesco a normalizzarmi. Non riesco a farmene una ragione. Non riesco proprio a gettare la spugna, a genuflettermi davanti a lor signori e, offrendo docilmente tutto me stesso, sia il davanti, sia il dietro, pronunciare la frase garibaldina  che a loro piace tanto: "Ok, ho capito. Adesso basta. Obbedisco!"  
Sarà forse perché le nefandezze accadute in questa nostra città io ve le ho dovute raccontare e descrivere settimana per settimana in questi lunghi tre lustri, senza riuscire a metabolizzarle, a digerirle. Sarà forse perché i precetti cristiani che mi ha inculcato mia mamma fin dalla culla mi impediscono di tollerare la prepotenza e la violenza dei forti nei confronti dei deboli. Sarà forse perché  l'esempio di mio padre, ccomandante partigiano contro l'oppressore nazi fascista rischiando la vita quando aveva poco più di vent'anni, mi tormenta sempre di più col passare del tempo.


Saranno forse questi e altri i motivi che mi spingono ancora oggi a ribellarmi allo "statu quo nunc" (stato di fatto) che la cupola massonico - mafiosa denominata Upi (Unione Potentissimi Intoccabili), che tiene in pugno questa città, vorrebbe imporre ai propri sudditi.
Soprattutto non riesco a sopportare quel "paese dei tarocchi" nel quale lor signori hanno trasformato questa nostra città, elevandola ad esempio mondiate di malaffare e di pratiche truffaldine.
Senza l'esempio dei ragionieri della Parmalat che riuscirono a taroccare i bilanci per oltre un decennio, inducendo decine di migliaia di persone a farsi depredare i risparmi di una vita in cambio dei famigerati bond carta straccia, non sarebbe mai venuto in mente ad Elvio Ubaldi di inventare decine di società fantasma (cosiddette partecipate) ove occultare le passività,  riuscendo così, grazie ad esse, ad aggirare le leggi di stabilità, a costruire sui debiti la sua inutile "città cantiere" e a taroccare i bilanci del Comune, portandolo sull'orlo del dissesto finanziario.


E senza il loro esempio (dei taroccatori della multinazionale di Collecchio e delle scatole cinesi ubaldiane) non sarebbe mai venuto in mente al faccendiere Manenti di pensare di riuscire a comprare una società di calcio come il Parma, gravata da oltre 200 milioni di debiti, prima sborsando la megagalattica cifra di un euro e poi di pagare gli stipendi milionari ai calciatori con prelievi bancari truffaldini tramite computer.
Che problema c'è?, deve avergli detto il capo banda della sua banda di truffatori. Se per tanti anni la Procura di Parma ha chiuso gli occhi sui bilanci truccati di Tanzi e su quelli quelli di Ubaldi e di Vignali e su quelli della Cooperativa Di Vittorio di Fidenza, perché dovrebbe accorgersi dei nostri trucchi che sono all'avanguardia della tecnologia cibernetica?


Una banda che deve anche aver saputo di come siano stati perseguiti penalmente in quel di Parma i truffatori di denaro pubblico  sulle aree della Spip, acquistate e rivendute lo stesso giorno con surplus da capogiro a beneficio di importanti personaggi locali. E di come siano stati perseguiti (e fottuti in galera) gli amministratori comunali ideatori e committenti (il solito Ubaldi), i progettisti (un architetto politicante forzitaliota) e i costruttori (fra i quali il re del cemento parmigiano) del Ponte abitato a nord sulla Parma che, come sapevano anche i bambini, e come abbiamo scritto noi decine di vole prima che venisse edificato, era ed è illegale, illegittimo, abusivo poiché le norme vigenti vietano tassativamente di  costruire abitazioni sugli alvei dei fiumi. Un'opera che solo in una città come Parma, dove operava, fino alla nomina del nuovo procuratore, un Tribunale al servizio dell'Unione Potentissimi Intoccabili, non ha visto perseguire la banda di criminali che l'hanno costruita con i soldi pubblici sottratti ai bisogni della parte più debole dei cittadini.


Con la speranza che il nuovo Procuratore si interessi finalmente di questo obrobrio architettonico abusivo.
Il neo presidente del Parma Calcio Manenti, prima di pensare di venire qui a comprare il Parma senza il becco di un quattrino, deve avere anche fatto affidamento sulla notizia, pubblicata dalla nostra Voce in esclusiva che l'appalto di una settantina di milioni, riguardante il teleriscaldamento, affidato da Enia alla Bonatti, era truccato e che la Procura della Repubblica aveva appreso in tempo reale dalle intercettazioni della Guardia di Finanza, tutte le manovre del taroccamento. Anche in questo caso senza poi muovere un dito.



Evidentemente, così come il collodiano paese dei balocchi attirava i bambini che marinavano la scuola, la fama mondiale acquisita da Parma come paese dei tarocchi attira come una calamita tutti coloro che vogliono sperimentare anche le più innovative e  avveniristiche tecniche truffaldine, facendoci credere, come aveva creduto Pinocchio, di poter far crescere  una pianta stracolma di euro dopo averne messo uno in una buca scavata in un prato. 




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