lunedì 27 luglio 2015

DOPO QUELLA DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE, ANCHE LA “SPINTA PROPULSIVA” DEGLI 80 EURO E’ ESAURITA



 Questa settimana, cari lettori, devo ringraziare Luca Zaia e Giovanni Toti, anche se non  mi stanno particolarmente simpatici (soprattutto il secondo), per avere fatto tacere per almeno 24 ore, dalla tarda serata di domenica 31 maggio a  tutto lo scorso lunedì primo giugno, il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Era ormai più di un anno che ciò non accadeva: niente twitterate, niente autoscatti con battute idiote, niente slogan, niente battute contro i gufi. Niente di niente. Dopo ore e ore durante le quali eravamo tutti preoccupati per non vederlo apparire in tv, i telegiornali hanno cominciato a diffondere le sue immagini in tuta mimetica, mentre arringava in Afganistan i soldati italiani chiedendo loro di resistere ancora qualche mese senza farsi sgozzare,  in attesa che gli americani diano loro il permesso di tornare a casa.
Nemmeno una parola su quanto accaduto in patria al suo Pd de 40 per cento nelle elezioni del giorno prima. Come se nulla fosse successo, come se non avesse preso una memorabile sberla elettorale.
Grazie a Zaia e Toti mi è tornato alla mente quel  15 dicembre 1981, quando Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano (nulla da spartire, ovviamente, con il ciarlatano ex sindaco di Firenze), dopo il golpe militare di Jaruselsky in Polonia, dichiarò "esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre".
Domenica scorsa, 31 maggio 2015 si è consumato il secondo storico esaurimento: la spinta propulsiva degli 80 eurro renziani si fortunatamente esaurita.
Ricordate, cari lettori, la filastrocca di questi 80 euro, ripetuta fino alla nausea dal "circo magico" che ruota attorno Matteo Renzi negli ultimi giorni che lo scorso anno hanno preceduto le elezioni europee? Ricordate quando i pappagalli, e soprattutto le pappagalle renziane, fottevano dentro questi 80 euro in tutti i discorsi e in tutte le salse di quella campagna elettorale? Ricordate quando la strafiga Alessandra Moretti, fortunatamente stratrombata domenica scorsa  dal leghista Luca Zaia  alle elezioni regionali venete, rispondeva sempre ripetendo come un automa con gli 80 euro a qualsiasi domanda su qualsiasi argomento posta dai sedicenti giornalisti, anch'essi  addomesticati, nei vari  talk show? "Onorevole Moretti, qual è il vostro programma sulla scuola?" E lei:"gli 80 euro al mese che Matteo mette nelle tasche degli italiani...". E poi ancora: "oggi piove o c'è il sole?" E lei: "difficile dirlo, quello che è sicuro è che gli 80 euro che il premier Renzi fa arrivare nelle tasche di dieci milioni di italiani permetteranno di comprare l'ombrello sia per ripararsi dal sole che dalla pioggia".
E via di seguito, tutti i giorni a tutte le ore, da parte di tutta la propaganda renziana. Un vero e proprio mafioso voto di scambio che portò il Pd del rampante Matteo Renzi a superare il 40 per cento in quelle elezioni. Con la conseguenza che da quel giorno fino a domenica scorsa i pappagalli e, soprattutto, le pappagalle renziane, hanno cominciato a sostituire - anche in questo caso fino alla nausea - quegli 80 euro col 40 per cento.
In ogni occasione e in ogni salsa: "Un partito come il Pd del 40 per cento..."; "Il 40 per cento preso da Renzi alle elezioni...";"Abbiamo raddoppiato, col nostro 40 per cento i voti grillini, destinati ormai a scomparire...".
E via discorrendo, sempre, ossessivamente, in tutti i tg e in tutte le apparizioni televisive del mattino del pomeriggio, della sera e della notte.
Adesso, dopo la batosta elettorale di domenica scorsa che ridimensiona il Pd dell'aspirante dittatore fiorentino a livello bersaniano, a poche lunghezze dai Cinque Stelle grillini (non solo non scomparsi, ma alla loro più importante affermazione nelle elezioni amministrative, confermandosi il secondo partito italiano), quanto meno lo slogan del 40 per cento da mettere in bocca ai pappagalli e alle pappagalle renziane dovra essere rivisto.
Al suo posto è cominciato, ma è durato poco e con poca convinzione, per la verità, quello, quasi comico, del 5 contro 2. Cioè delle cinque vittorie del centro sinistra, contro le due del centro destra.
Anche al senatore Giorgio Pagliari, completamente appiattitosi sulle ciarlanate renziane da quando è sbarcato a Roma, questa vittoria del 5 a 2 deve essere sembrata una barzelletta, visto che ha riconosciuto che il voto delle  ultime regionali deve fare riflettere il Pd. E il Pd deve riflettere soprattutto a Parma dove, sia pure di fronte ad un a destra allo sbando e a un movimento  5 Stelle scomunicato e inesistente, è riuscito inesistente è uscito dalle elezioni con le ossa ancor più rotte del partito nel resto d'Italia.  Voce 09.06.15    
          

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