lunedì 27 luglio 2015

SUDDITI DI UNO STATO TRUFFALDINO


  Adesso che ai vertici della piramide, lassù in quel di Roma, è salito un ragazzotto fiorentino che, tre giorni prima di inchiappettare il suo predecessore compagno di partito, portandogli letteralmente via la poltrona da sotto il culo,  gli ha giurato fedeltà e collaborazione, rassicurandolo con quell "Enrico, stai sereno" che fra galantuomini sarebbe valso  più di un rogito, non si può certo pretendere che le altre cariche istituzioni - da quelle centrali a quelle periferiche - siano praticate da politici e amministratori onesti, che mantengono la parola data. Li sentiamo tutti, prima di incollarsi alle chiappe la  poltrona, giurare e stragiurare che l'unico scopo della loro esistenza, da quel momento lì in avanti,  sarà il "bene dei cittadini". Cioè il bene nostro, cari lettori.
Non ne ho mai sentito uno di queslla specie, porca miseria, dire con sincerità: "se riesco a mettere il deretano su quella poltrona pubblica, pagata con le vostre tasse, penserò solo ai cazzi miei, mi occuperò degli interessi della mia famiglia, del mio partito, procurerò un posto e uno stipendio ai miei amici e alle mie troie". Mai neanche uno.
Tre anni fa, lo ricordo bene, dopo essermi tappato il naso andai in piazza Ghiaia a sentire il segretario Pd Bersani nel suo comizio anti Grillo in appoggio al candidato sindaco sinistrorso (si fa per dire) Bernazzoli. Fra tutte le promesse fatte me ne è rimasta impressa una: siccome Beppe Grillo tuonava contro i vergognosi privilegi della casta degli onorevoli, lui promise che, appena arrivato al governo, avrebbe dimezzato gli stipendi dei parlamentari, oltre ad abolire, ovviamente, tutto il pacchetto degli schifosi privilegi medievali. Parlava non a titolo personale, ovviamente, ma a nome del suo partito, di cui, come detto, era il numero uno. Ora che il suo partito governa grazie a un parlamento di nominati (anche da lui) grazie alla puzzolenta ed anticostituzionale legge elettorale del porcellum, lui, parlamentare nominato, continua a prendere lo stesso stipendio di prima, come tutti gli altri onorevoli, eccetto i grillini che gli emolumenti se li riducono davvero.
Per assicurarsi il potere i politici italiani raccontano qualsiasi balla, anche la più impossibile da credere. E per mantenersi i loro privilegi e i loro stipendi da nababbi mentre il popolo soffre spaventose crisi di astinenza (dalle necessità primarie) non si fanno nemmeno scrupolo di rubare dalle tasche dei cittadini anche quel poco che rimane loro per cercare di sbarcare il lunario e arrivare alla fine del mese.
Per garantirsi la pancia piena e stragonfiare i conti in banca, mettono le mani anche sulle pensioni, questi onorevoli nominati, con leggi non solo fuori dal buon senso, ma anche dalla Costituzione.
La Costituzione,  anche ai tempi democristiani della prima e seconda repubblica, era intoccabile. Ora, nell'era di questi onorevoli rapaci , anche della Costituzione e della Corte Costituzionale se ne infischiano. In qualsiasi altra parte del mondo, anche nelle repubbliche delle banane più corrotte, di fronte ad una pronuncia di incostituzionalità della legge con la quale un parlamento era stato eletto, avrebbe procurato l'immediato scioglimento di quel consesso di usurpatori. In Italia sono ancora tutti lì e sono loro, questi politicanti col pelo sullo stomaco, che addirittura stanno rifacendo la Costituzione nata sul sangue versato dai nostri padri che hanno combattuto la dittatura nazifascista.
E le sentenze della Corte Costituzionale valgono solo quando ripristinano dei privilegi di lor signori. L'Inps, qualche anno fa, ha  rimborsato i tagli operati sugli stipendi d'oro degli statali un minuto dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge che li aveva disposti, ma se ne infischia quando i tagli incostituzionali colpiscono le pensioni, anche le più basse.
Ma ecco, per arrivare al nostro argomento di copertina di questa settimana, la vergogna delle vergogne. La multiutility Iren, quella che ha costruito l'inceneritore dopo avere garantito, in cambio delle pestilenze, anche cancerogene, sputate fuori dal camino di quel mostro, una riduzione delle bollette (salute barattata con dei soldi) e dopo avere assicurato che il rudo bruciato sarebbe stato solo quello prodotto da noi, ora non solo non ha diminuito le bollette della raccolta rifiuti, ma le aumenterà e, grazie a nuove normative introdotte dal quel bagolone contrafrottole che rasserenò il povero Enrico,  cerca anche di ammorbare l'aria che respiriamo con i rifiuti arrivati a Parma da tutta Italia.
E poi, vergogna nella vergogna, questa "multidanny", rifiuta anche di rimborsare gli utenti parmigiani derubati per decenni con le bollette "gonfiate" con l'Iva sulla tassa dei rifiuti. Anche questo un balzello dichiarato incostituzionale, ma di costituzionale per i nostri politici e amministratori  famelici ci sono rimasti solo le loro fauci, le loro mascelle e  i loro capienti stomaci.  
2 giugno 2015      


Nessun commento:

Posta un commento