lunedì 27 luglio 2015

QUANDO IL SINDACO ERA “NOSTALGICO” E STRAVEDEVA PER IL LUNGOPARMA

                Quello che mi preoccupa di più, cari lettori, riguardo al destino della Parma romana riemersa dopo duemila anni a seguito degli scavi nell'area dell'Oltretorrente dove sorgeva il palazzo dell'Anagrafe da parte della associazione di imprese Pizzarotti - Soparco che su quel terreno intendono edificare dei palazzi, è l'assordante silenzio del sindaco Federico Pizzarotti.
Lo abbiamo visto apparire dappertutto e sentito intervenire su tutto. Molte volte a sproposito, come quando ha accreditato, unitamente ai vertici dell'Unione Parmense Industriali, pluriergastolani e faccendieri nella tragicomica vicenda della vendita del Parma Calcio da parte del fuggiasco Ghirardi. O come quando, mentre chiudeva asili e riduceva sussidi ai disabili, prometteva decine di migliaia di euro, sempre in sintonia con lor signori, per tenere in vita un aeroporto che ha già succhiato nei decenni passati somme ingenti al Comune e alla Provincia di Parma.
Sulla sorte della riemersione della città romana, invece, nemmeno una parola. Il disinteresse del primo cittadino pare essere totale. E ciò nonostante abbia manifestato, in passato, una forte avversione verso quei palazzacci  che deturperebbero per sempre lo scorcio del Lungoparma.
Pare essere passato un secolo, non soli tre anni, quando Pizzarotti aspirante sindaco, in campagna elettorale si scagliava contro i palazzoni dell'omonimo costruttore con queste poco lungimiranti parole: "Forse saremo rimasti fra i pochi nostalgici ma pensiamo che lo scorcio del Lungoparma sia uno dei più belli d'Italia, paragonabile forse a quelli di Firenze e Verona. Non ce ne vogliano gli architetti, ma dopo aver visto il rendering dei nuovi edifici che sorgeranno nell'area dell'ex anagrafe, edifici alti 14 metri di 3 piani con attico, non possiamo che parlare dell'ennesimo scempio paesaggistico di Parma, ancora peggiore perché perpetrato  ai danni del centro storico. Ennesimo perché già ora è sufficiente fermarsi sul Lungoparma all'altezza della Nuova Ghiaia e osservare gli edifici storici che si affacciano sull'ex parcheggio dall'altra parte del torrente su cui dovrebbero sorgere i nuovi palazzi. In quella zona, per rispetto dell'armonia architettonica degli edifici esistenti, non si dovrebbe costruire nulla".
E pensare che Federico Pizzarotti, quando esprimeva questi sacrosanti concetti, non sapeva ancora che per costruire quegli obbrobriosi e squallidi palazzi che deturperanno per sempre quello scorcio del Lungoparma che riteneva uno dei più belli d'Italia, si dovranno sacrificare anche le antiche vestigia della Parma Romana riemersa due anni dopo quelle sue esternazioni.
E ora che lo sa, ora che potrebbe condizionare pesantemente la Sopraintendenza nel vietare uno scempio che non è più solo ambientale, ma anche storico e artistico, non ha più niente da dire. Ora che, grazie anche a quelle promesse di far voltar pagina a questa città, è divenuto sindaco di Parma, su questo argomento ha perso la prolifica favella. E non si pone più certe "scabrose" domande che invece, in quel tempo preelettorale lo affliggevano. Così, infatti, proseguiva il suo sermone contro i palazzacci con vista sul torrente: "Ci domandiamo come sia possibile che la Soprintendenza possa permettere la costruzione di questa ennesima colata di cemento e vetro che ha come unico scopo quello di sfruttare al massimo lo spazio per massimizzare i guadagni, rovinando per sempre il più famoso scorcio di Parma...".
Se lo domandava allora, ma ora non più. Proprio adesso che quelle sue domande dovrebbero affliggerlo ancor più visto che ora quello scempio non sarebbe più solo ambientale, ma anche storico e archeologico.
 Voce 26.05.15
   

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